lunedì 30 Ottobre 2017 / sabato 4 Novembre 2017 ore 17:00
MATERIALI DALL’ARCHIVIO INA GRM
Da lunedì 30 Ottobre a Sabato 4 Novembre dalle 17.00 alle 21.00
Ogni giorno alle 18.30 ci sarà un ascolto guidato a una delle composizioni in scaletta.
All’interno del festival FORMA Free Music Impulse, Hybrida in collaborazione con Spazioersetti, offre un’importante operazione di recupero storico di alcune opere considerate fondamentali nello sviluppo e nella ricerca nel campo della musica elettronica. Da Lunedì 30 Ottobre, il pubblico avrà la possibilità di ascoltare alcune opere che hanno anticipato e profondamente influenzato l’esperienza musicale elettronica contemporanea. Il programma di ascolti è stato sviluppato in collaborazione con l’associazione Continuo e la selezione delle opere è stata curata dal festival con la collaborazione di François Bonnet, direttore artistico del centro di ricerca INA-GRM.
L’obiettivo è di riproporre alcune opere elettroniche del passato che il prestigioso istituto francese, noto per essere sorto sotto l’egida di Pierre Schaeffer, conserva all’interno dei propri preziosi archivi. I lavori dell’INA-GRM sono stati riscoperti dal grande pubblico grazie al recupero svolto dalla label Editions Mego (diretta Peter Rehberg), che con le due sublabel Recollection GRM e Ideologic Organ – curata da Stephen O’Malley dei Sunn O))) –lavorano a favore della rinascita di queste musiche.
Durante le giornate del Festival, il pubblico potrà ascoltare liberamente i pezzi di artisti che pur lavorando con mezzi limitati sono stati dei precursori sviluppando sonorità e tecniche che sono sfruttate ancora al giorno d’oggi. Lavori di sperimentazione su macchine e metodi compositivi allora innovativi, ma oggi considerati primitivi, questi pezzi si collocano all’interno di una tradizione di ricerca che la storia della cultura occidentale inserisce tra i capitoli dedicati alla musica colta accademica – motivo per il quale il vasto pubblico oggi ignora questi nomi. Tuttavia, è proprio la presenza al giorno d’oggi di nomi appartenenti al cotè popolare e non accademico – come Stephen O’Malley, appunto – all’interno di queste operazioni di ripristino della tradizione che suggeriscono il concreto valore e l’importanza di opere il cui sound non appare superato e il cui ascolto apre a sorprendenti riflessioni sulla produzione elettronica contemporanea.
PROGRAMMA
Jean Luc Ferrari : Presque Rien avec Filles 1989 (14’)
«All’interno di un paesaggio paradossale, un fotografo/compositore è nascosto mentre due ragazze consumano una sorta di pranzo sull’erba. Senza esserne consapevoli, gli offrono lo spettacolo della loro intimità » (L. F.)
Bernard Parmegiani : l’œil écoute 1970 (19’)
“Fin dal primo momento, catturato dalla sonorità musicale udito dall’interno di un treno, il viaggio offerto da questo pezzo, tessuto con materiali diversi, innesca in noi vari climi in grado di dare la nostra immaginazione potere sui suoni: il potere di guidarli attraverso i nostri segreti misteriosi piuttosto che seguirli ciecamente come Panurge. Questa forma di contemplazione (uditiva) ci rende disponibile ad un inganno che permette di perdere noi stessi al di fuori di territori familiari e troppo conosciuti, forse, guardando troppo, l’uomo ha smesso di ascoltare e, come ho detto durante la creazione del pezzo nel 1970, l’occhio, ora divenuto un “solitario vagabondo” ha solo orecchie per ciò che gli assale. ” (B.P.)
Giuseppe Ielasi : Untitled (January 2014) (13)
Charles Clapaud : Ruptures 1978 (15’)
L’idea di rottura come fenomeno distruttivo deve essere integrata nei discorsi e percepita musicalmente; la rottura del silenzio, della materia, della forma e del piano … Si può distinguere chiaramente in questo brano musicale due grandi parti. Nella prima, l’attività caotica del materiale sonoro (forme discontinue, sbriciolate, parcellizzate) fiorisce in uno scoppio statico. Un tono profondo sostenuto si colloca all’interno di una sorta di “Cadenza” e mette in evidenza una sequenza solo di linee sonore discontinue. Poi l’intero spettro sonoro esplode improvvisamente interrotto da tre esplosioni Nella seconda parte, la forma frammentata si dispiega come un’intera sequenza iniziale, seguita da una seconda in cui altre forme si sovrappongono in una sorta di collage sonoro che induce fenomeni di emergenza. Il pezzo finisce come una rottura tagliente.
(C.C.)
Christiàn Zanési : Stop! L’horizon 1983 (18’)
Sabato mattina, sono le 9 quando arrivo allo studio. Non c’è nessuno. Accendo solo i faretti perché i tubi fluorescenti sono troppo rumorosi. Accendo l’alimentazione dello studio, chiudo la porta, scollego il telefono. Posso quindi accendere il mixer, che invia un impulso elettronico agli amplificatori. I quattro altoparlanti reagiscono individualmente con una breve e bassa emissione. Una sorta di presenza. Non ho ascoltato niente dalla sera prima e il mio orecchio è rinfrescato da una notte di sonno. Carico il mix originale nel registratore master e mi siedo al centro. Telecomando: PLAY . Con il primo suono chiudo gli occhi. Lo studio scompare immediatamente. Un altro posto, uno spazio molto più grande si apre. Entro in questo nuovo spazio. Ho la netta sensazione che la musica è semplicemente un “grande rumore”, cesellato all’interno da migliaia di dettagli. Si apre come un organismo vivente per lasciarsi attraversare dal mio ascolto. Grazie ad un’improvvisa relazione magnetica tutti i suoni che costituiscono questo grande rumore mi attraggono verso EST. Accetto questa direzione. Più tardi, molto più tardi, raggiungo il punto lontano sull’orizzonte che mi stava attirando.
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